Lunghezza: 17,23 km
Tempo di percorrenza: 6 oreSi lascia la stretta valle del santuario per scendere sino al torrente Gambellato (che, in caso di acqua abbondante, si può superare con un fantastico ponte costruito con un grosso tronco, oppure saltando tra un sasso e l’altro – evitando accuratamente quelli scivolosi). Si passa proprio accanto al Mulino d’Avena a Roncobilaccio e, superato un querceto, si raggiunge la vecchia autostrada A1 “panoramica”, che si costeggia per un breve tratto, camminando in una stradina al margine di castagneti in gran parte abbandonati. Le poche macchine sfreccianti sull’A1 (ormai tanti preferisco la nuova variante di valico che in un lampo ti catapulta, tra una galleria e l’altra, direttamente da un lato all’altro dell’Appennino, dimenticandosi di quel che c’è nel mezzo) non fanno in tempo probabilmente a scorgere quella piccola valle già lontana, dove si nasconde il santuario, punto di partenza di questa tappa. Da qui inizia uno dei tratti più belli di questi tre giorni, tra castagneti, campi verdi delle nuove semine, piccoli paesi e poi faggete, giunti ormai al passo detto del Passeggere, crocevia di vari cammini, tra cui l’ormai famosa “Via degli Dei” che ripercorre antichi tratti di strade romane tra Bologna e Firenze. Attraversando le faggete verso Monte Freddi, s’incontrano le sorgenti del Savena, le cui acque scende giù a delimitare storicamente la città di Bologna ad est. Si raggiunge poi Cà di Barba e la strada che porta in breve al valico della Madonnina e a Poggio Turchino. Da qui per raggiungere in paese di Pietramala si lasciano il segni dell’AVP e si prosegue in discesa verso la Mazzetta e la SS 65 della Futa, costeggiando il fianco di Monte Beni e Mont’Oggioli ed affacciandosi su Monte Canda, sul cui versante occidentale poggia il Passo della Raticosa.
A Pietramala si può rientrare verso Bologna o Firenze in autobus, con cambi intermedi. Consultate gli orari prima di partire perchè le corse non sono frequenti.
Tempo di percorrenza: 6 oreSi lascia la stretta valle del santuario per scendere sino al torrente Gambellato (che, in caso di acqua abbondante, si può superare con un fantastico ponte costruito con un grosso tronco, oppure saltando tra un sasso e l’altro – evitando accuratamente quelli scivolosi). Si passa proprio accanto al Mulino d’Avena a Roncobilaccio e, superato un querceto, si raggiunge la vecchia autostrada A1 “panoramica”, che si costeggia per un breve tratto, camminando in una stradina al margine di castagneti in gran parte abbandonati. Le poche macchine sfreccianti sull’A1 (ormai tanti preferisco la nuova variante di valico che in un lampo ti catapulta, tra una galleria e l’altra, direttamente da un lato all’altro dell’Appennino, dimenticandosi di quel che c’è nel mezzo) non fanno in tempo probabilmente a scorgere quella piccola valle già lontana, dove si nasconde il santuario, punto di partenza di questa tappa. Da qui inizia uno dei tratti più belli di questi tre giorni, tra castagneti, campi verdi delle nuove semine, piccoli paesi e poi faggete, giunti ormai al passo detto del Passeggere, crocevia di vari cammini, tra cui l’ormai famosa “Via degli Dei” che ripercorre antichi tratti di strade romane tra Bologna e Firenze. Attraversando le faggete verso Monte Freddi, s’incontrano le sorgenti del Savena, le cui acque scende giù a delimitare storicamente la città di Bologna ad est. Si raggiunge poi Cà di Barba e la strada che porta in breve al valico della Madonnina e a Poggio Turchino. Da qui per raggiungere in paese di Pietramala si lasciano il segni dell’AVP e si prosegue in discesa verso la Mazzetta e la SS 65 della Futa, costeggiando il fianco di Monte Beni e Mont’Oggioli ed affacciandosi su Monte Canda, sul cui versante occidentale poggia il Passo della Raticosa.
A Pietramala si può rientrare verso Bologna o Firenze in autobus, con cambi intermedi. Consultate gli orari prima di partire perchè le corse non sono frequenti.
Potete visualizzare i dettagli del percorso e scaricare la traccia GPX a questo link.
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